Risarcimento danni e nesso causale: la Cassazione 2025 sulla thin skull rule nel caso di condizioni preesistenti

Risarcimento del danno e nesso di causa: l’importanza di comprendere quali danni sono risarcibili

Risarcimento danni e nesso causale: il risarcimento del danno in caso di più cause scatenanti è uno dei temi più dibattuti nel diritto civile contemporaneo, soprattutto alla luce della recente sentenza Cassazione n. 17179/2025.

Questa ordinanza segna un punto di svolta fondamentale: attraverso l’applicazione del principio della thin skull rule, la Corte stabilisce che il responsabile di un illecito civile non può sottrarsi al risarcimento solo perché la vittima soffriva di condizioni preesistenti o fragilità personali.

Scopriremo in questo articolo:

  • Che cos’è il principio della thin skull rule e come si applica ai casi di responsabilità civile
  • Perché la Cassazione ha scelto di ribadire l’efficacia della thin skull rule nei casi di danno da cause concorrenti;
  • Come cambia il concetto di nesso di causalità in presenza di più fattori scatenanti
  • Le principali conseguenze pratiche della sentenza per chi subisce un danno e per chi è chiamato a risarcire
  • Consigli pratici su cosa fare in presenza di patologie preesistenti o particolari condizioni personali

Cosa è la thin skull rule e perché è centrale nel risarcimento danni

La thin skull rule è un principio fondamentale importato dal diritto anglosassone e ormai pienamente accolto dalla nostra giurisprudenza. Secondo questa regola, chi causa un danno deve rispondere di tutte le sue conseguenze, anche se aggravate da condizioni fisiche o psicologiche particolari della vittima. 

Queste le parole della sentenza della Cassazione n. 17179 del 2025:

la giurisprudenza di questa Corte ha da tempo recepito il principio noto come “thin skull rule”, secondo cui il danneggiante è responsabile per tutte le conseguenze del proprio comportamento, anche se aggravate da condizioni preesistenti del danneggiato (tra le altre, Cass., Sez. 3, Sentenza n. 28990 del 11 novembre 2019, ha ribadito che “In tema di responsabilità civile, l’autore del comportamento imputabile è responsabile per intero di tutte le conseguenze da esso scaturenti secondo normalità, non potendo, in tal caso, operarsi una riduzione proporzionale in ragione della particolare condizione del soggetto danneggiato (cd. thin skull rule)”; Cass., Sez. 3, Sentenza n. 15991 del 21 luglio 2011, ha statuito che “Il concorso di una causa naturale non esclude la responsabilità del danneggiante, se la sua condotta ha avuto un’efficacia causale rilevante nella produzione dell’evento, secondo il criterio del “più probabile che non””)

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Concetto chiave

Il danneggiante “prende la vittima così com’è”: non può invocare a propria difesa la maggiore fragilità, le malattie o altre condizioni preesistenti del danneggiato per ridurre o negare il risarcimento.

La Cassazione ribadisce che anche esiti dannosi apparentemente “eccezionali” o rari – es. un infarto in seguito a un trauma minore – vanno risarciti se la condotta dell’agente (ad esempio un tamponamento lieve) ha anche solo contribuito a provocarli.

Il caso pratico oggetto della decisione della Cassazione 17179/2025

Un soggetto coinvolto in un incidente stradale. La vittima, già affetta da gravi problemi cardiaci, viene colpita e, poco dopo, muore per infarto. La difesa del responsabile prova a sostenere che la morte sarebbe comunque avvenuta per via della malattia. La thin skull rule interviene: non importa che la persona fosse più fragile della media; ciò che conta è che l’incidente abbia avuto una efficacia causale (anche minima, ma sufficiente) nell’evento fatale.

Come si costruisce il nesso causale per determinare quale è la causa del danno

Il nesso causale rappresenta il collegamento tra comportamento illecito e danno.

Il rapporto di causalità si costruisce diversamente nell’ambito del diritto civile rispetto a quello penale.

Tuttavia, le regole attraverso cui si costruisce il nesso di causalità in ambito civile sono ripescate dal diritto penale, in particolare dagli artt. 40 e 41 del codice penale.

Art. 40 c.p. rapporto di causalità:

Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione.
Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo

Art. 41 c.p. concorso di cause:

Il concorso di cause preesistenti o simultanee o sopravvenute, anche se indipendenti dall’azione od omissione del colpevole, non esclude il rapporto di causalità fra l’azione od omissione e l’evento.
Le cause sopravvenute escludono il rapporto di causalità quando sono state da sole sufficienti a determinare l’evento. In tal caso, se l’azione od omissione precedentemente commessa costituisce per sé un reato, si applica la pena per questo stabilita.
Le disposizioni precedenti si applicano anche quando la causa preesistente o simultanea o sopravvenuta consiste nel fatto illecito altrui.

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Come si individuano le cause di un danno in ambito civile, quindi?

In ambito civile, per stabilire se un determinato evento è causa di un altro evento, il giudice deve applicare la regola probabilistica del “più probabile che non”.

Anche la sentenza della Cassazione 17179/2025 ribadisce che il giudice deve valutare se la condotta lesiva abbia avuto un ruolo determinante nell’evento dannoso sulla base di questo principio: cioè deve esserci la probabilità statistica del 50%+1 che quel determinato evento possa aver causato quell’altro determinato evento.

Il superamento della “statistica”

Anche in questa sentenza, la Cassazione critica quelle decisioni che basano l’accertamento soltanto sulle probabilità statistiche (“id quod plerumque accidit”) o che richiedono una certezza assoluta.

Al contrario, basta una “sufficiente probabilità” (cioè il 50%+1) – supportata da CTU e dati clinici – che l’evento dannoso sia riconducibile al comportamento dell’agente.

Concorso di cause: come va interpretato?

Se l’evento dannoso deriva sia da condizioni preesistenti sia da un fatto nuovo (es. un incidente), il nesso causale non viene escluso solo perché agiscono più fattori.

Basta che il comportamento del responsabile abbia contribuito, anche come concausa, alla produzione del danno.

Esempio concreto

Un soggetto con diabete e pressione alta viene tamponato. L’incidente provoca forte stress e, insieme alle condizioni di salute, precipita la situazione fino all’infarto.

La responsabilità risarcitoria ricade per intero sull’autore del tamponamento, senza possibilità di ridurre l’importo per via delle fragilità della vittima.

-leggi anche: Buche stradali e risarcimento danni: il danneggiato non deve dimostrare assenza di colpa Cassazione 18518/2024

Nesso causale e concausalità alla luce della sentenza 17179/2025

La storia oggetto della sentenza Cassazione n. 17179/2025 riguarda un sinistro stradale seguito dal decesso della vittima pochi giorni dopo per infarto. I giudici di merito avevano rigettato la richiesta di risarcimento sostenendo che l’infarto, data la grave patologia preesistente, non fosse imputabile al sinistro.

La posizione della Corte

  • La Cassazione censura questo ragionamento: ribadisce che va valutata la singola situazione della vittima, senza ridurre tutto a “quel che accade in media”
  • Viene richiamato il principio della thin skull rule e del “più probabile che non”
  • Anche se il sinistro non è l’unica causa, esso resta risarcibile quando ha concausato l’esito, anche solo anticipandolo

Implicazioni pratiche

  • Chi si trovi in condizioni di particolare fragilità ha diritto a un risarcimento pieno se il danno subìto sia in rapporto causale – anche solo “concausale” – con il fatto illecito
  • Si rovescia la prospettiva: non è la vittima a “pagare” per la sua salute precaria, ma il responsabile a rispondere per tutte le conseguenze

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Il ruolo della consulenza tecnica d’ufficio (CTU)

Uno dei punti più significativi riguarda come la presenza di malattie pregresse, disabilità o vulnerabilità psico-fisiche della vittima debba essere valutata in sede di accertamento tecnico (CTU) e giudizio.

La CTU non può limitarsi a escludere la responsabilità perché l’evento è “atipico”: deve invece verificare se con sufficiente probabilità l’evento si sarebbe (o meno) verificato senza il fatto illecito.

Il giudice deve esprimere una motivazione rigorosa, superando le “formulette” (“avrebbe potuto, forse, anche se…”): occorre motivare, con i dati del caso concreto, se il nesso causale esiste secondo i criteri civilistici.

Le conseguenze per le vittime: cosa fare per ottenere il giusto risarcimento

Chi ha già una patologia o una situazione di fragilità potrebbe sentirsi scoraggiato dall’intraprendere un’azione risarcitoria.

La thin skull rule, rafforzata dalla Cassazione, tutela invece proprio questi soggetti.

Consigli pratici:

  1. Non rinunciare alla richiesta di risarcimento: la presenza di condizioni preesistenti non preclude il diritto
  2. Raccogli la documentazione sanitaria: è fondamentale per dimostrare lo stato clinico e l’aggravamento/scompenso causato dal fatto
  3. Richiedi una CTU rigorosa e motivata: la consulenza tecnica deve esprimersi su come l’evento abbia inciso, anche solo come concausa, sulla situazione clinica
  4. Affidati a professionisti esperti in materia di responsabilità civile e danno biologico

Conclusione

La sentenza Cassazione n. 17179/2025 rappresenta la nuova frontiera della tutela risarcitoria: il diritto al risarcimento non viene meno neanche di fronte a condizioni personali della vittima che rendono il danno più grave o probabile. Il responsabile deve farsi carico di tutte le conseguenze scaturite dal proprio comportamento, anche quando la realtà clinica è complessa e imprevedibile.

Ricorda:

  • La thin skull rule protegge i più fragili e ribadisce la centralità della persona nel diritto.
  • Valuta sempre, anche in presenza di più cause e patologie, la possibilità di ottenere giustizia.
  • È fondamentale affidarsi a uno studio specializzato per difendere i propri diritti.

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FAQ – domande frequenti

  1. Cosa significa thin skull rule nella responsabilità civile?

    La thin skull rule significa che chi causa un danno deve rispondere di tutte le conseguenze anche se aggravate da condizioni personali preesistenti della vittima, come malattie o fragilità. Il risarcimento non può essere ridotto per questi motivi

  2. Quali sono gli effetti della sentenza Cassazione 17179/2025 sul risarcimento danni?

    La Cassazione ha chiarito che il risarcimento è dovuto anche in presenza di più cause: basta che il fatto illecito abbia contribuito all’evento secondo il criterio del “più probabile che non”

  3. Chi ha diritto al risarcimento in presenza di condizioni preesistenti?

    Anche chi soffre di patologie o fragilità ha pieno diritto al risarcimento, se il danno risulta collegato, anche solo come concausa, al comportamento illecito.

  4. Come dimostro il nesso causale in caso di concorso di cause?

    È fondamentale una CTU approfondita: bisogna dimostrare che l’evento lesivo ha avuto un ruolo determinante o scatenante il danno, nel quadro delle condizioni preesistenti.

  5. L’assicurazione può rifiutare il risarcimento per via di fragilità personali?

    No. Non è legittimo negare il risarcimento solo perché la vittima presenta condizioni preesistenti. La thin skull rule impone il ristoro pieno, purché sia provato il nesso causale con il fatto.

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